Sembra sia ufficiale e la data della
pubblicazione della mia prima raccolta di racconti si avvicina, così emergo dal
mio silenzio forzato in questo mio periodo di sconforto e depressione per
parlarne.
La raccolta uscirà, se le divinità
egizie vorranno, entro questo ottobre 2016. Il titolo sarà “Il nodo della
cravatta”, e ricordare che il mio scorso libro “Autore cercasi” risale addirittura al 2014 mi spaventa. Non per questa nuova uscita sulla
pubblica piazza, ma per il tanto tempo trascorso dallo scorso libro. Eppure in
questo arco di tempo, oltre che questa raccolta, ho scritto tanto: un nuovo romanzo completo; le prime parti
di due romanzi a puntate.
Ma la “post produzione” fa allungare i tempi e questa è indispensabile per rendere disponibile pubblicazioni salve il più possibile da refusi e strafalcioni. Quindi pazienza.
Ma la “post produzione” fa allungare i tempi e questa è indispensabile per rendere disponibile pubblicazioni salve il più possibile da refusi e strafalcioni. Quindi pazienza.
Ora che ho concluso la parentesi
prevenuta dove spiego che dal 2014 non sono stato con le mani in mano né tantomeno
a godermi chissà quale guadagno, possiamo iniziare con i veri
contenuti extra riguardanti Il nodo della cravatta.
Le raccolte di racconti mi piacciono
molto, visto che amo scrivere perché si raccontano storie. E nelle raccolte ce ne
sono molte, di storie, con diversi protagonisti, diverse riflessioni e diversi temi. E proprio I TEMI saranno al centro di questo primo appuntamento con i contenuti speciali.
I TEMI
Le religioni. Il tema è molto delicato, ma fortunatamente si può dire il proprio pensiero senza temere lamentele. Scherzo! Lo so che non si può fare questo, ma certo non posso smettere di dire la mia per paura di quello che dicono gli altri. Non scriverei se dovessi temere questo.
Al momento sono ateo, con grande
convinzione. E trovo le religioni, tutte, un insieme di superstizioni e
tradizioni fondati su testi di narrativa presi troppo sul serio. Però trovo
utile il loro effetto terapeutico sulle persone, ma schifoso invece il loro
effetto fanatico su altri. L’imposizione di questi fanatici sugli altri, che si nascondono dietro
una divinità o un testo per celare i propri squallidi istinti.
Però nella storia presente in Il nodo
della cravatta tralascio questa visione schifosa dell’uso della religione rivolgendomi invece all'effetto rincuorante dei fedeli. Del loro sogno di un paradiso, che non
mi sembra affatto una speranza biasimabile.
Il
femminicidio. Un atto tremendo, che nella sua pazzia nasconde un minuscolo germe d'amore. Un germe piccolissimo, coperto da una
enorme armatura di odio animalesco che spegne una vita. E solo pensando che chi commette questo reato compie l’assassinio di una persona che dice di amare rende
quel germe minuscolo, invisibile.
In uno dei racconti cerco di trovare
quel germe per renderlo visibile, coprendolo di surreale. Scrivere
di quello che non si capisce e non si condivide spesso mostra aspetti della questione che non si avrebbe mai avuto il coraggio di sfiorare neanche.
Il doppio. La
lotta contro se stessi, anche in modo figurato. Ho riflettuto che la cosa
potrebbe succede, in un mondo ipotetico, quando la propria essenza e vita venisse scandita tanto da sdoppiarla.
La
depressione. Uno dei temi più ricorrenti nelle mie
storie. Tutti la conoscono, non tutti la patiscono, non tutti la capiscono. Una
malattia vera che molti considerano come un capriccio.
Suggestione.
Se leggi con trasporto di un serpente,
quando abbasserai il libro lo vedrai davanti a te, nella penombra sotto al
divano. Sarai paralizzato dalla paura e morirai di crepacuore. Anche se quel
serpente è solo un pupazzo abbandonato lì sotto. L’esempio viene da un racconto
che ho letto e che mi ha fatto affascinare all'argomento della suggestione, che è un'altro dei miei temi ricorrenti.
L’arte.
Quello che ci differenzia dagli animali,
nata prima del costrutto sociale che ogni tanto rischia di crollare. L’arte
ce la portiamo dietro dalle pareti delle caverne. Una cosa innata nelle persone
che da sole portano avanti la società mentre altri remano contro, in numero
molto maggiore. Quindi se, oltre al costrutto sociale, perdessimo anche la
capacità di apprezzare e creare arte? Probabilmente sopravvivremo al crollo
della società, anche a qualche glaciazione, ma ci estingueremo quando l’arte
sparirà.
Fanatismo
ecologico. Se maltratti un cane, devi morire. Se
sperimenti medicine su animali, devi morire. Se un animale salva un umano,
quell'umano deve morire. L’uomo si estinguerà per colpa dei fanatici ecologici,
le scimmie prenderanno il comando.
Stiamo vivendo un in un prequel._________________________________________________________
Segui la pagina Facebook di Ravasciò